Fisco, da oggi se non vuoi pagare sei salvo: dovranno farlo sempre

La nuova riforma inciderà sul meccanismo di autotutela in seguito ad un accertamento fiscale – finanzarapisarda.com

Novità dal fronte del Fisco. Da oggi è obbligatorio rispondere ai debitori che si rifiutano di pagare. 

Definita da molti come la “svolta cortesia” quella che interesserà presto il fisco. Potrebbe sembrare una novità di poco conto, e invece si pone degli obiettivi ben precisi.

Da un lato infatti, si vuole semplificare le procedure, dall’altro invece si vuole ridurre il volume dei contenziosi in corso. Vediamo dunque la novità nel dettaglio e quali sono tutte le implicazioni.

Il Fisco e la nuova svolta “cortesia”

Oltre a quanto già riportato, si tratta di una manovra che desidera, fra le altre cose, addivenire a migliori rapporti tra il Fisco e i contribuenti. La manovra è attualmente in fase di preparazione presso il Ministero dell’Economia, e vede in particolare l’impegno del viceministro Maurizio Leo. Si prevede che il provvedimento venga presentato ai primi di marzo in Consiglio dei Ministri.

Cambierà tutto in merito agli accertamenti fiscali, e si prevede a ragione una diminuzione di contenzioso proprio con l’Agenzia delle Entrate. Si perverrà anche ad una situazione nella quale arriveranno, di conseguenza, anche meno contenziosi al giudice tributario di turno. Inoltre, si prevede che con la riforma posta in essere possa essere contestualmente rivisto il meccanismo dell’autotutela.

Il Fisco dovrà comunque prendere in esame la situazione e rispondere. In molti casi si eviterà il contenzioso – finanzarapisarda.com

Il funzionamento degli accertamenti fiscali nel quadro della riforma

Qual è il meccanismo alla base dell’accertamento fiscale? Poniamo il caso che un contribuente riceva una cartella esattoriale o altro atto di accertamento fiscale, e supponiamo anche che il contribuente in questione ritenga l’atto non giustificato, potendolo altresì dimostrare. Scatta in quel caso il meccanismo dell’autotutela.

Quindi il cittadino indirizzerà un’istanza di autotutela all’Agenzia delle Entrate, senza che siano richieste particolari formalità, e allegando le prove a proprio sostegno. Resta un problema: l’ente non è obbligato, allo stato attuale, a replicare al cittadino, e non vale la regola del silenzio-assenso che trova al contrario applicazione in altri ambiti giuridici.

E in merito ai tempi per avanzare ricorso in Commissione tributaria, essi non vengono interrotti dall’atto di autotutela. Se quest’ultimo non ha alcun costo, se non quello esiguo dell’invio della raccomandata, il ricorso in Commissione tributaria presenta tempi lunghi e costi decisamente alti. Per queste ragioni, il contribuente che abbia ricevuto una contestazione dal Fisco, spesso preferisce pagare se si tratta di un importo limitato. Ciò anche se si avrebbero tutte le ragioni volte ad una contestazione.

In definitiva, il Fisco dovrà rispondere, e pertanto preventivamente accertare, già in sede di autotutela, le prerogative del contribuente, e in molti casi si potrà evitare di andare avanti nel contenzioso. Già in merito ai contenziosi presentati (ma molte volte vi si rinuncia), il Fisco ha ottenuto una percentuale di vittorie che non supera la metà circa dei casi.