L’inflazione incrementa il Tfr: ecco perché molti lavoratori sono in festa

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L’inflazione continua a colpire la già instabile situazione economica in Italia, ma per i lavoratori potrebbero esserci dei maggiori guadagni.

Per il 2023 sono previsti degli aumenti in materia di Tfr. Potrebbe in questo caso l’inflazione aver giocato a favore di tali aumenti? Vediamo come.

L’Italia negli ultimi mesi ha dovuto contrastare una spinta inflazionistica sempre più forte. E’ proprio a causa dell’inflazione che molte famiglie italiane hanno dovuto prelevare gran parte dei propri risparmi per destinarli al consumo delle spese mensili.

Nonostante tutto, l’inflazione non da segni di cedimento e l’Italia rappresenta uno dei Paesi in cui vi sono maggiori problematiche ad affrontare tale problema. E’ probabile che gli italiani dovranno fare i conti con le probabili ristrettezze anche nel 2023.

Ma la situazione potrebbe cambiare per i lavoratori dipendenti che, a causa dell’inflazione, potrebbero ricevere maggiori guadagni per quanto riguarda la valutazione del trattamento di fine rapporto lavorativo.

Cosa cambia per gli ex lavoratori

Secondo alcune stime dell’Istat, l’indice dei prezzi relativi ai trattamenti di fine rapporto è stato superiore rispetto agli altri anni. Infatti, le rivalutazioni di dicembre 2022 hanno portato alla luce un risultato pari a 118,21 con un visibile aumento dell’11,3% rispetto all’anno precedente. E’ per questo che è stato possibile valutare anche una rivalutazione del coefficiente del Tfr che ha sfiorato il 10%. In ballo ci sarebbero, dunque, aumenti più consistenti per gli ex lavoratori dovuti proprio dalla spinta inflazionistica.

aumento per gli ex lavoratori
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Come effettuare il calcolo di rivalutazione del Tfr

Come affermato, quindi, l’inflazione ha spinto il trattamento di fine rapporto al 10%. E’, infatti, proprio l’articolo 2120 comma 4 ad affermare: “con esclusione della quota maturata nell’anno, è incrementato, su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con l’applicazione di un tasso costituito dall’1,5 per cento in misura fissa e dal 75 per cento dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, accertato dall’Istat, rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente”. Accade che ogni anno, precisamente il 31 dicembre, il trattamento di fine rapporto subisce degli incrementi sulla base del tasso che viene costituito per l’1,5% in misura fissa e per il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo. L’anno corrente, ha infatti registrato un notevole aumento del 10%.