L’ASL sbaglia tutto, la privacy degli italiani è violata per sempre: questa volta gli hacker non c’entrano | Più di 800 mila persone sono a rischio
Tutelare la privacy in epoca digitale è complesso, ma non impossibile. Nessuno deve subire l’intromissione di terzi nella propria vita.
Privacy e protezione dei dati personali sono due concetti che ultimamente sono entrati in interconnessione e vengono confusi.
La privacy è lo strumento che viene usato per tutelare la sfera più intima delle persone, dovete pensarla come a uno spazio personale invalicabile da chiunque come il vostro corpo.
I dati personali, al contrario, devono essere intesi come una metodologia di profilazione, quel qualcosa che permette di riconoscervi in mezzo alla folla virtuale, che potrebbe portare a una discriminazione o ad un uso improprio delle vostre consuetudini.
Quando autorizzate l’utilizzo dei vostri dati personali è come se permettiate a qualcuno di mettervi su un enorme registro anagrafico virtuale che contiene tutte le vostre preferenze, la vostra età, il vostro sesso, le vostre abitudini etc, etc. La differenza tra i due idiomi è molto sottile e facilmente confondibile.
La vostra privacy è sacra come la vostra persona
L’impegno delle aziende web per tutelare la privacy dei propri clienti deve essere ferreo e incessante, la vita intima degli internauti non può assolutamente essere condivisa in maniera randomica, perché, senza il consenso, è una grave forma di violenza psicologica, anche nell’epoca dei social dove rendete pubbliche le vostre giornate con la stessa facilità con cui vi preparate un caffè.
La figura del Garante della privacy è stata istituita nel 1996, importantissima dato che riceve ed esamina ricorsi, qualora il diritto alla riservatezza dei cittadini venga violato ed eroga eventuali sanzioni amministrative e penali, qualora non siano stati rispettati gli adeguati livelli di protezione. Anche grossi colossi come Google, Apple e Meta hanno pagato milioni di dollari per errori nel trattamento dei dati dei loro clienti, perché sono stati giudicati superficiali nel condividere informazioni che dovevano restare assolutamente segrete.
Quel brutto errore dell’ASL Napoli 3 Sud
L’ente pubblico di Napoli è stato multato per un episodio increscioso, perché non è stato in grado di proteggere i dati personali e sanitari di 842.000 persone, tra assistiti e dipendenti. Un malware di tipo ransomware ha colpito il sistema informatico dell’ente sanitario, causando malfunzionamenti all’erogazione dei servizi ospedalieri e di laboratorio. Gli hacker si sono impossessati dei dati di tutti gli utenti e il garante della privacy ha stabilito che questo crimine è stato causato dal comportamento negligente dell’ASL.
I criminali, violando il data center, hanno virtualmente rubato tutti i dati aziendali e i volumi virtuali degli utenti, purtroppo l’ente non ha avuto nessuna giustificazione, dal momento che non ha regolarmente applicato le direttive di protezione che dovevano esserci a scudo contro cyberattacchi.