Pensioni, dopo il ricalcolo queste persone perdono una marea di soldi: la dura verità difficile da digerire

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Stando a quanto dichiarato dall’Inps il sistema di calcolo contributivo deve essere corretto: ecco come bisognerebbe ricalcolare le pensioni dopo aver riconosciuto l’ingiustizia del sistema.

L’Inps ha evidenziato uno squilibrio del nostro sistema che andrebbe corretto: non sarebbe giusto considerare un valore medio e andare, invece, a penalizzare chi ha una speranza di vita più bassa favorendo chi vive di più.

L’ente di previdenza sociale chiede di non valutare il singolo caso, ma di procedere in base ad una suddivisione delle categorie in modo da rivedere i criteri di calcolo della pensione attualmente applicati e renderli più equi.

Dal 1 gennaio 1996 la pensione si calcola basandosi su tutti i contributi versati dal lavoratore, che vengono accumulati in quello che è noto come montante contributivo e che viene convertito in assegno con l’applicazione di coefficiente di trasformazione più conveniente a mano a mano che si ritarda l’accesso alla pensione.

Proprio il coefficiente di trasformazione dovrebbe essere rivisto e differenziato per categorie in base alle aspettative di vita: basti pensare che nella Gestione Inpdai (ex dirigenti) o nel Fondo Volo (ex piloti o personale di volo come hostess e stewart) la speranza di vita dopo la pensione è di 19,7 anni, mentre nel fondo dei lavoratori dipendenti le aspettative si riducono scendendo a 17,6 anni.

Report Inps: secondo le stime le aspettative di vita si abbassano in base al reddito

Dalle indagini condotte dall’Inps è emerso che le aspettative di vita si riducono con l’abbassarsi del reddito. Quindi non è giusto prendere in considerazione un valore medio delle speranze di vita per determinare i coefficienti di trasformazione perché si va a svantaggio di chi vive meno. I più ricchi, quindi coloro che vivono di più, goderebbero così di una pensione più elevata. Si invita, quindi, il governo a valutare un’eventuale correzione per il calcolo della pensione attraverso la legge di Bilancio.

Il problema sollevato dall’Inps è stato discusso più volte dai sindacati, che hanno chiesto diverse volte di bloccare l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione rispetto alle aspettative di vita. Quello che sta succedendo è che le speranze di vita continuano ad aumentare riducendo i coefficienti di trasformazione penalizzando ulteriormente il calcolo contributivo.

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La proposta del ricalcolo della pensione in base alla suddivisione di categorie di reddito

Quanto riportato dall’Inps rappresenta un’argomentazione di supporto alla richiesta delle parti sociali: il governo potrebbe decidere di bloccare l’adeguamento almeno per le fasce di reddito più deboli per le quali le speranze di vita sono più basse rispetto a chi ha un reddito e quindi una pensione maggiore.

Risulterebbe piuttosto complicato, invece, effettuare una distinzione in base alle fasce di reddito, cambiando coefficienti di rivalutazione per chi guadagna meno. Secondo il report dell’Inps la differenza di reddito, infatti, non è l’unico fattore che incide sulle speranze di vita, ma a fare la differenza è anche il genere e il territorio in cui si vive.