Il mondo del lavoro sta cambiando (in meglio): una novità renderà tutto più facile

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Importanti modifiche in arrivo per i contratti a tempo determinato: per le aziende i rinnovi saranno più semplici, come indicato nella bozza del decreto Lavoro.

Il Governo Meloni è all’opera per cambiare i contratti a termine, cercando una soluzione che possa favorire sia i dipendenti che le aziende. Ad essere modificati dovrebbero essere i contratti a tempo determinato, portati da 12 a 24 mesi, con una maggiore facilità di rinnovo.

Il precedente Decreto Dignità del 2018 stabiliva che il contratto a tempo determinato si evolvesse in un’assunzione a tempo indeterminato dopo i primi 12 mesi. In alternativa il datore di lavoro poteva decidere di prolungare il contratto per altri 12 mesi, con una contribuzione dello 0.5% in più.

La bozza dell’attuale decreto Lavoro non dovrebbe intervenire a livello generale, ma sulle causali del rinnovo, rendendolo più accessibile per le aziende. In particolare si parla di tre possibili causali necessarie per i contratti a 24 mesi: specifiche esigenze previste dai contratti collettivi, specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva, esigenze di sostituzione di altri lavoratori.

Cosa succederebbe al termine dei 24 mesi? Anche in questo caso potrebbe essere rinnovato il contratto per ulteriori 12 mesi, arrivando così a coprire complessivamente un periodo di 36 mesi con contratto a termine.

I dati del lavoro a tempo determinato in Italia: la piaga del precariato

A ben guardare i dati si evince che la tipologia di contratto di lavoro più diffuso in Italia è proprio il contratto a tempo determinato: alla fine del 2022 oltre il 31% dei contratti a termine sottoscritti aveva una durata massima di un mese e il 46,5% non superava i 90 giorni. Questa tipologia di contratti rappresenta una certezza di precariato per migliaia di lavoratori: attualmente il contratto a tempo determinato non sembra più essere l’anticamera di un contratto a tempo indeterminato, ma un modo per intrappolare i lavoratori, soprattutto i più giovani, in una condizione di instabilità professionale.

Secondo le statistiche, infatti, solo il 35-40% dei lavoratori con contratti a termine riescono ad ottenere un contratto a tempo indeterminato. Una situazione che rischia di peggiorare con la linea che intende adottare il governo Meloni, pronto a favorire il rinnovo dei contratti a termine ed ingabbiando così gli italiani ancora di più in una situazione di precariato.

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Riforma del Lavoro: l’esempio della Spagna per dare nuovo impulso all’economia

A quale Paese europeo bisognerebbe guardare come esempio? La Spagna può farci da insegnante: in terra iberica nel 2022 è stata lanciata una riforma del lavoro che ha imposto una forte limitazione dei contratti a termine, oltre alla riduzione delle forme di esternalizzazione del lavoro. In questo modo è stato possibile creare 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, con un relativo crollo del tasso di precarietà di 12 punti.

Nel febbraio del 2023, poi, il governo guidato da Pedro Sánchez, ha preso provvedimenti contro l’inflazione, alzando il salario minimo di 93,3 euro al mese per 14 mensilità. Queste decisioni non hanno avuto effetti benefici solo sulla qualità della vita dei cittadini spagnoli, ma sull’intera economia del Paese, che  è cresciuta del 5,5% nell’ultimo anno.