L’inflazione ha colpito il TFR dei lavoratori dipendenti, cosa sta succedendo

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Nell’ultimo anno i cittadini hanno assistito ad un aumento incredibile dei prezzi delle utenze, del carburante, della spesa alimentare ed anche dei beni di prima necessità, il tutto a causa del livello di inflazione.

A Dicembre 2022 l’inflazione si è assestata all’11,6%, 0,2% in meno rispetto a Novembre, anticipando quello che si spera essere un trend di costante riduzione. Il 2023 tuttavia sarà protagonista di molti cambiamenti, tra cui è anche compreso il TFR.

Il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, ovvero una somma di denaro accumulata durante gli anni di lavoro presso un’azienda, i quali verranno assegnati al lavoratore nel momento in cui verrà meno il rapporto di lavoro, ad esempio dopo le dimissioni. La somma totale viene influenzata anche dall’inflazione, questa volta però in positivo.

I lavoratori dipendenti infatti potranno godere del funzionamento dell’articolo 2.120 del codice civile, in cui viene regolato il meccanismo di accumulo delle somme destinate al TFR, stabilendo che: “in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine rapporto calcolato  sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5”.

Fortunatamente per i lavoratori dipendenti alla fine di ogni anno il TFR subisce un incremento con un tasso costituito dall’1,5% fissa e da un 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati. Quest’ultimo dato viene fornito direttamente dall’ISTAT ed è il protagonista di molti calcoli che apporteranno per quest’anno un po’ di sollievo per le famiglie.

TFR aumentato per via dell’inflazione, come funziona

Il trattamento di fine lavoro di ogni dipendente quindi ottiene una variazione che si basa su un dato fisso, costituito da un 1,5% ed un valore che varia a seconda del livello di inflazione che è stato raggiunto dalla nazione durante l’anno precedente. Questo dato variabile viene annualmente fornito dall’ISTAT e si chiama più tecnicamente FOI.

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L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, fornito dall’ISTAT, non tiene conto del prezzo dei tabacchi e viene trasformato da alcuni calcoli in una percentuale che quest’anno è di poco al di sotto del 10%.

In sintesi quest’anno “grazie” all’innalzamento dei prezzi che ha coinvolto l’intero 2022 si potranno attuare dei meccanismi di adeguamento di molti assegni, partendo dal TFR ed arrivando ai trattamenti pensionistici ed alle pensioni minime, che vedranno un aumento capace di “pareggiare i conti” con il potere di acquisto perso durante lo scorso anno.