Potresti essere licenziato all’improvviso se fai queste cose: attento a come ti comporti

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In quale circostanza si può disporre il licenziamento di un dipendente che ha un contratto a tempo indeterminato? 

Prestare attenzione e misurare i propri comportamenti sono delle giuste regole da seguire. Chi trasgredisce le regole anche se ha un contratto indeterminato, potrà mettere a rischio il proprio posto di lavoro.

Il posto fisso o, comunemente, l’indeterminato è una condizione lavorativa nota per recare maggiore sicurezza al lavoratore che lo possiede. Raggiungere questo importante traguardo offre la possibilità per ognuno di porre le fondamenta per un futuro solido.

Ma siamo davvero sicuri che il posto fisso sia tale per tutta la vita? Purtroppo la risposta è negativa. A stabilirlo, infatti è il Jobs Act approvato nel 2015 che ha modificato le condizioni dei lavoratori.

Tale modifica offre si maggiore possibilità di accedere all’indeterminato, ma dall’altra parte mette in campo anche la possibilità di licenziamento per cattiva condotta purché i motivi non siano discriminatori (ovvero di tipo razziale, religioso o politico).

Contratto a tempo indeterminato, il posto non è più sicuro come prima

Abbiamo visto come il Jobs Act abbia posto nuovi ostacoli nella vita di un dipendente con contratto indeterminato. Tale sistema ha consentito la modifica delle tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Veniamo ora all’aspetto più saliente, in quali casi si può predisporre il licenziamento? Se il dipendente ha un comportamento sbagliato e agisce contro il regolamento, quello che otterrà sarà il licenziamento disciplinare, ma vediamo le altre cause che portano a tale scelta:

  • Licenziamento per giusta causa: effettuato senza alcun obbligo di preavviso, tale provvedimento avviene quando di mezzo ci siano gravi atti compiuti dal dipendente. Il giorno successivo alla violazione, vi sarà la ricezione della lettera di licenziamento. Ciò può avvenire nel caso in cui sia stato commesso un furto, la presentazione di un certificato medico falso, insomma atti che tendono a ledere la fiducia del datore di lavoro;
  • Licenziamento per giustificato motivo soggettivo: anche in questo caso si tratta di un provvedimento disciplinare, però meno grave rispetto al precedente. Il licenziamento, infatti non è imminente ma avviene tramite preavviso;
  • Licenziamento per giustificato motivo oggettivo: in questo caso le motivazioni della decisione non saranno da imputare al dipendente ma all’azienda che può licenziare per un’atto di redistribuzione del personale o in casi di crisi aziendali.
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Quando il dipendente può opporsi al licenziamento

Abbiamo ricordato che il licenziamento può essere considerato legittimo nei primi tre casi descritti ma non nei casi in cui alla base di tale decisione vi sia un qualsiasi atteggiamento discriminatorio. Nel caso in cui il dipendente si renda conto di aver subito un licenziamento illegittimo o ritorsivo, può agire legalmente. Anche in questo caso, per far valere la contestazione, devono presentarsi alcuni requisiti importanti:

  • Tempestività della contestazione: la richiesta di impugnazione deve essere inviata entro 60 giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento;
  • Richiesta del ricorso in tribunale: in questo caso, le tempistiche da rispettare sono i successivi 180 giorni.

Nel momento in cui la contestazione dia i risultati sperati, i dipendenti assunti dal 7 marzo 2015 potranno essere reintegrati e ricevere un indennizzo a causa della mancanza di giustificazione del licenziamento.