Cryptovalute e tassazione: devi proprio sapere queste cose se vuoi usare questo metodo di pagamento

tassazione su criptovalute
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La nuova legge di bilancio entra anche nel merito della tassazione delle criptovalute: ecco cosa c’è da sapere per gli investimenti in bitcoin.

Prima dell’entrata in vigore dell’ultima Legge di Bilancio l’utilizzo delle criptovalute non era documentato: per l’Agenzia delle Entrate erano equiparabili alle valute estere tradizionali.

La tassazione riguardava il 26% su tutte le plusvalenze derivanti dalle operazioni finanziarie su valute digitali, ma ad una condizione: nel periodo dichiarato la giacenza dei depositi totali doveva essere pari a 51.645 euro.

Attualmente, invece, esiste una precisa tassazione delle criptovalute, espressa bene dall’art. 67 TUIR lettera c-sexies. Secondo questo articolo sono tassabili le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, comunque denominate, non inferiori complessivamente a 2.000 euro nel periodo d’imposta.

Cosa si intende per criptoattività? A spiegarlo è il medesimo articolo, che definisce questa azione come “una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga.”

Tasse sulle plusvalenze derivate da criptoattività: cosa cambia a partire dal 2023

Ad essere tassabili, dunque, sono tutte le plusvalenze o i proventi derivanti dalla cessione a titolo oneroso superiori a 2.000 euro. Le plusvalenze vengono calcolate come la differenza tra quello che viene incassato e il costo o valore d’acquisto delle cripto attività.

A questa novità sulla tassazione va aggiunto altro: mentre fino alla fine del 2022 non era prevista alcuna tassa per la compilazione del quadro RW, da gennaio 2023 è diventato obbligatorio il versamento di un’imposta di bollo pari al 2 per mille del valore totale delle criptoattività.

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Criptovalute non dichiarate: le sanzioni previste sui redditi realizzati nell’anno precedente

Chi si trova di fronte alla mancata dichiarazione delle criptovalute può rimediare in diversi modi che dipendono dall’ammontare dei redditi realizzati dalle attività legati ai bitcoin e alle altre valute digitali sempre più utilizzate.

Nel caso in cui siano stati incassati redditi sui quali può intervenire la tassazione fiscale, per le attività non dichiarate è prevista una sanzione parti allo 0,5% del valore di queste ultime, da intendersi per ogni singolo anno. Inoltre, è prevista una sanzione pari al 3,5% del valore delle attività detenute al termine di ogni anno. Nel caso in cui, invece, non siano stati realizzati redditi dalle attività di compravendita e investimenti con le criptovalute non dichiarate, la sanzione prevista è pari allo 0,5% del valore delle attività non dichiarate per ogni singolo anno.