Economia e Finanza

Dipendenti o gli autonomi? Chi paga più tasse ?!? | La domanda che sempre mette in crisi

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Una domanda che spesso coloro che hanno un lavoro dipendente si fanno è se guadagnerebbero meno o più diventando lavoratori autonomi: ecco i dati effettivi con anche alcuni esempi.

Meglio il lavoro dipendente o autonomo? Questa è la domanda che tutti si pongono, in situazioni obbligatoriamente differenti per mestiere e impresa, riguardo le divergenze economiche all’interno del mondo lavorativo.

Si parla ovviamente di lavoro dipendente quando contrattualmente sei un lavoratore che riporta i suoi servizi ad un capo, un’azienda, un’impresa di qualsiasi genere; differente è ovviamente il lavoro autonomo, dove la persona è appunta autonomamente gestita nelle sue commissioni lavorative, nei suoi appuntamenti.

Altra differenza sostanziale è anche (e questo è prettamente innegabile) il ricavo economico che si ottiene dalle due medaglie del lavoro: certamente il lavoratore dipendente ha una certa sicurezza in più nel ricevere ogni mese in busta paga lo stipendio; dall’altro lato però la bellezza ed il fascino del lavoro indipendente sono anche nel fatto che questa tipologia di lavoro non ha limiti economici e dunque può portare a guadagnare qualsiasi cifra, sta solo alla persona la decisione.

Ma dunque, tornando alla domanda precedente su quale sia più redditizio, dati alla mano, come si potrebbe rispondere?

Lavoro dipendente o lavoro autonomo: esempio preso in considerazione

Prendiamo per l’occasione in considerazione un video divenuto virale sulla piattaforma di TikTok sviluppato dagli esperti di finanza di Pmi.it: il profilo ha effettuato un esempio pratico, prendendo in considerazione ad esempio il lavoro di un idraulico in partita IVA, dunque lavoratore autonomo, che guadagna all’anno la cifra di 65.000 euro. 

In questo caso ovviamente parliamo di una partita IVA a regime forfettario, ovvero una partita IVA agevolata che prevede una aliquota molto bassa, e dunque alla cifra redditizia che abbiamo valutato precedentemente bisogna togliere il 14% di tassazione prevista per la sua categoria, per un totale di 9100 euro. 

Risulta in questo caso risulta un imponibile previdenziale di 55.900 euro a cui verrà poi sottratto il 26,23%, che sono i contributi previdenziali INPS, ovvero 14.463 euro arrivando cosi ad un reddito imponibile di 41.237 euro a cui si applica la tassa piatta del 15% ovvero 6.186 euro. Alla fine dei conti dunque l’idraulico pagherà in tutto 20.848 euro tra tasse e contributi con un netto finale di 35.052 euro.

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A questo punto la piattaforma prende in esame anche un idraulico dipendente, il cui costo forfettario è a carico dell’impresa stessa: quindi dai 55.900 euro verrà sottratto il 31,58% cioè le spese sostenute dall’impresa per i contributi previdenziali di invalidità, vecchiaia e superstiti di malattia e disoccupazione ovvero l’equivalente di 13.416 euro. Arriviamo ad un imponibile previdenziale di 42.848 euro. 

Su questa forma il lavoratore versa il 9,19% come contributi previdenziali a suo carico e lo 0,30% di cassa integrazione ovvero un totale di 4.031 euro. Si arriva ad un imponibile per fini fiscali di 38.452 euro con aliquota media effettiva del 24,33%, Irpef è di 9.355 euro. Se poi calcoliamo le imposta regionali e comunali per un residente a Roma, si parla di 1387 euro di spese. Il dipendente dovrà pagare in totale 28.190 euro tra tasse e contributi ed il guadagno netto sarà di 27.710 euro.

Da questo calcolo sembrerebbe che il netto del dipendente sarebbe di 7342 euro meno dell’autonomo.