L’ipotesi che a guidare la commissione possa essere un esponente dell’opposizione circola con sempre più insistenza. Per Azione-Italia viva ieri si è mosso il capogruppo alla Camera Matteo Richetti: «Potrà aiutare a fare chiarezza, ma vanno evitate strumentalizzazioni che rischiano di generare in anticipo vittime e carnefici», ha avvertito.
Nelle commissioni Matteo Renzi non fa mistero di puntare sulla Vigilanza Rai, ma la poltrona della commissione sul Covid lo attrae. «Bisogna far emergere le troppe zone grigie della gestione, soprattutto sull’acquisto di mascherine e respiratori», aveva detto in aula il leader di Italia viva, rispondendo alla premier.
«Facciamola, la commissione Covid, vedremo anche se ci sono delle responsabilità giudiziarie, anche nell’amministrazione di alcune regioni – dice l’ex ministro Pd Francesco Boccia – ma non consentiremo che si infanghi la memoria di tanti servitori dello Stato», avverte il dem, che lavora assieme a Enrico Letta per ricucire gli strappi nell’opposizione «senza inseguire nessuno».
C’è il tema del mancato piano pandemico, la cui mancata applicazione potrebbe aver inciso sul numero dei morti, quasi 180mila nonostante misure più che restrittive. «È mancata completamente la strategia di approfondimento da quando si è rinunciato a fare le autopsie nei pazienti Covid», ricorda il virologo milanese Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Chi l’ha deciso? E perché? Domande da girare al ministro della Salute Roberto Speranza, che secondo le carte in mano ai pm di Bergamo brigò col suo capo di gabinetto di allora per insabbiare il report Oms che inchiodava l’Italia sulla gestione del Covid scritto dal ricercatore Francesco Zambon. Poi ritrovato non senza difficoltà dal consulente dei legali delle vittime della Bergamasca Robert Lingard e diventato testata d’angolo dell’inchiesta.